Pensate a quanto sono spettacolari le dune di Porto Pino. Quanto sarebbe stato bello e ricco quel litorale, 30 chilometri di spiagge con sabbia bianca e finissima, anfratti, scogli, mare limpido.
Un paradiso in terra che per quasi la sua totale estensione ci è negato. Un patrimonio di tutti, inaccessibile. A causa dell’occupazione militare in Sardegna questo non è possibile.
Pensate alle spiagge di Quirra, alla particolarità delle grotte di Is Angurtidorgius, nel territorio di Perdasdefogu. Centinaia e centinaia di metri di cavità dove vivono delle rare specie animali a rischio di estinzione. Un’ulteriore testimonianza del patrimonio speleologico sardo che non è possibile valorizzare. A causa dell’occupazione militare in Sardegna questo non è possibile.
In Sardegna ci ritroviamo con migliaia di ettari di terreno che necessitano di un’ingente bonifica. E intanto sulla nostra Isola si continua a sparare.
Si sparano missili che contengono metalli pesanti dannosi per la nostra salute: piombo, zinco, torio. E noi continuiamo ad ammalarci. Si ammalano il nostro bestiame, la nostra verdura, i nostri giovani.
Ci si è mai chiesti quante morti precoci stanno causando i veleni sparsi nei poligoni?
Non ci smuovono nemmeno i numeri inquietanti dell’occupazione in Sardegna: l’80% delle bombe esplose dallo Stato italiano avviene nei poligoni sardi. Rappresentiamo meno dell’8% del territorio nazionale e abbiamo oltre il 60% delle basi militari sulla nostra Isola.
Quando ci sarà data la possibilità di ridiscutere la qualità e la quantità di questa occupazione? Di sapere cosa si usa, quando si usa, perché si usa?
Lo Stato italiano ci ha avvelenato per decenni, è ora di dire basta