Tuvixeddu, la più grande necropoli punica del Mediterraneo, un sito archeologico vastissimo stretto fra il Viale Sant’Avendrace e la via Is Maglias.
Tuvixeddu è il parco archeologico mai nato, affidato impropriamente alla gestione dell’Assessorato Comunale al Verde pubblico, quasi fosse una semplice area verde cittadina come altre e non il tesoro archeologico che è.
Negli anni recenti, anche a seguito di furiose battaglie legali che hanno interessato l’area, le proposte e le buone intenzioni non sono mancate. Eppure non sembra in vista un passaggio di competenze dall’Assessorato al Verde Pubblico a quello ai Beni Culturali. Parimenti, non sembra imminente l’istituzione di un servizio di guide qualificate o la riapertura delle tombe più belle come la Tomba dell’Ureo e la Tomba del Combattente, affrescate, di enorme interesse storico e artistico e …miseramente chiuse.
Girando per Cagliari, può capitare di chiedere al cittadino medio informazioni su cosa sia Tuvixeddu, o su come raggiungerlo, e non avere risposta.
Ed ecco che Tuvixeddu diventa simbolo di un patrimonio culturale, purtroppo non solo cagliaritano, ma della Sardegna intera, mortificato e gestito pigramente, senza lungimiranza, potenzialmente capace di porsi al centro di un circolo virtuoso che mentre preserva la memoria storica di un Popolo, darebbe anche lustro e lavoro alla nostra gente, e che invece viene regolarmente declassato in modo imbarazzante
Libe.r.u. auspica quindi che Tuvixeddu torni prepotentemente al centro dell’attenzione e del dibattito che riguarda Cagliari Città Turistica, possibilmente nell’ambito di un progetto più vasto che preveda anche la creazione di percorsi turistici, gestiti da personale specializzato, che potrebbero includere non solo Tuvixeddu e Tuvumannu, ma anche le aree archeologiche limitrofe ancora più trascurate e neglette di Santa Gilla (dove sorgeva Santa Ingia, la vecchia Cagliari rasa al suolo dai Pisani), e di Sant’Avendrace con quel che rimane delle sue tombe romane perlopiù chiuse da recinzioni indecenti fatte con le lamiere, come si può purtroppo vedere alla fine del Viale Trieste.
Libe.r.u. – Setzione “Cicitu Màsala”, Casteddu