Stamattina si è tenuta la conferenza stampa di Libe.r.u per portare l’attenzione sul progetto di costruzione di un impianto termodinamico, da parte di una ditta norditaliana, sulle terre agricole della frazione di San Quirico, nei pressi di Oristano.
L’impianto ibrido solare termodinamico/biomassa di San Quirico, frazione di Oristano ai piedi del Monte Arci, dovrebbe sorgere in aperta campagna, costruito e gestito dalla società di Bolzano “San Quirico Solar Power S.r.l.”.
Circa 77 ettari, classificati come zona agricola E (incompatibile quindi alla costruzione di qualsiasi struttura non connessa al settore agricolo) in cui sono presenti numerose querce da sughero, circondati da risaie biologiche, aziende agricole, agriturismo-fattoria didattica, agrimacellerie, aziende di apicoltura.
Il progetto presenta molteplici criticità di diversa natura.
La centrale prevista dovrebbe essere formata da una parte solare termodinamica, ovvero da una distesa di specchi fotovoltaici parabolici, larghi 7,50 m e alti 1,70 m, che serviranno a catturare le radiazioni solari. A ciò si aggiungerebbe una centrale a biomassa, che entrerebbe in funzione durante la sera, di notte, nelle mezze stagioni e d’inverno, quando l’irraggiamento non sarà sufficiente. Questa centrale brucerebbe circa 75 tonnellate di legna al giorno, rilasciando nell’aria circa 133 kg/h di fumi composti da polveri sottili, ossidi di azoto, diossine, e varie altre sostanze. Mentre il consumo della legna nel riscaldamento domestico rappresenta un’emissione di entità insignificante e ben distribuita nel territorio, una combustione così importante ha un forte impatto sull’ambiente poiché enormi quantità di pulviscoli, innocui in piccole quantità ma nocivi in concentrazioni massicce, verrebbero costantemente respirate dagli abitanti delle borgate e andrebbero a depositarsi nei territori circostanti.
La combustione è necessaria per tenere allo stato liquido il liquido termovettore per far entrare in funzione la turbina dell’impianto. Esso è composto da sali fusi, la cui temperatura, per evitare che si solidifichino bloccando così l’impianto, dovrà essere mantenuta costantemente al di sopra di 290°C fino ad arrivare a 530°C. Essendo altamente solubili in acqua, in caso di sversamento accidentale, creerebbero un disastro ambientale poiché possono raggiungere le falde acquifere.
Ma la cosa più inquietante è che se la legna a disposizione per qualche motivo dovesse finire o non dovesse essere più conveniente, la struttura potrà, con una piccola modifica, essere convertita in impianto atto a bruciare spazzatura.
E’ facile capire che ben presto ci si troverebbe davanti ad un ricatto:
bruciare rifiuti per non chiudere l’impianto, trasformando così il tutto in un inceneritore di rifiuti camuffato da impianto energetico.
Ci sono poi anche questioni economiche estremamente sconvenienti da valutare.
Il costo totale dell’impianto sarà di 90 milioni di euro. La società San Quirico Solar Power S.r.l. incasserebbe ogni anno circa 13 milioni di euro, di cui appena 50.000 verranno dati al comune di Oristano. Da questo scenario è facile intuire che tutto ciò che rimarrebbe alle comunità sarebbe un inceneritore di rifiuti sotto casa in cambio di qualche spicciolo alle casse comunali.
Agli speculatori le tasche piene, ai Sardi tumori e veleni.
I Sardi sono stanchi di progetti-truffa, in cui si spaccia per grande sviluppo ciò che invece è solo l’ennesimo affare delle multinazionali, che si riempiono le tasche portando la mondezza italiana per essere bruciata (e respirata) in Sardegna.
Per questo LIBE.R.U. si schiera contro la realizzazione di questo folle progetto, al fianco del Comitato Salute Oristano e di tutti gli abitanti di San Quirico, Tiria, Palmas Arborea.
LIBE.R.U. è pronto a lottare al fianco dei lavoratori e delle famiglie che da generazioni vivono e lavorano quelle terre, contro questo ennesimo atto di speculazione che porterebbe solo diseconomia, sottosviluppo e inquinamento del territorio.
Libe.r.u. – Liberos Rispetados Uguales
Setzione Fordongianus 29/11/2016