L’affondo repressivo della Spagna contro i dirigenti catalani manifesta platealmente l’essenza antidemocratica non solo dello stesso Stato spagnolo ma della stessa Unione Europea.
Nei giorni scorsi, dopo un lungo stallo, le vicende politiche catalane hanno avuto una forte accelerazione con la decisione della CUP di non sostenere l’elezione di Jordi Turull a presidente, facendo quindi mancare i numeri in parlamento. Dopo le rinunce di Jordi Sanchez e poi di Carles Puigdemont, la CUP aveva infatti deciso di non sostenere l’elezione di Turull e negare così il suo appoggio a una maggioranza che vorrebbe governare ridando vita ad un autonomismo plasmato dalla paura per l’arroganza spagnola e tradendo la volontà manifestata il primo ottobre da milioni di cittadini.
“Diamo per concluso il procés e le alleanze formate durante il procés. Passiamo all’opposizione nelle strade e nelle istituzioni, combattendo lo Stato e l’autonomismo” ha annunciato Carles Riera, capogruppo della CUP nel parlamento catalano.
“Sovranità, unilateralità e disobbedienza sono l’unica maniera reale di fare la Repubblica” ha affermato, dichiarando la ferma volontà della sinistra indipendentista di sostenere “un processo costituente dal basso, appoggiato dalle istituzioni, per costruire la Repubblica dalle piazze. La gente che ha partecipato al referendum del 1 ottobre non si merita i vostri passi indietro”, accusando esplicitamente PDeCAT ed ERC di tradire il mandato popolare sancito col referendum sull’indipendenza. “E’ nelle piazze che bisogna radicare l’unità del sovranismo” ha concluso Riera, invitandoli a mettere da parte “gli interessi di partito, le poltrone e gli uffici” per dedicarsi agli “interessi del paese e delle classi popolari”.
Mentre la stasi del processo stava dunque trovando uno sbocco col progetto di rilancio della lotta popolare, la Spagna è tornata in scena con la mannaia della repressione.
Dopo aver rinviato a giudizio per ribellione e disobbedienza decine di ex ministri, deputati e dirigenti di PDeCAT, ERC e CUP, il giudice del Tribunale Supremo Pablo Llarena ha ordinato l’arresto anche di Jordi Turull, dell’ex presidente del Parlamento Carme Forcadell, dell’ex eurodeputato e ministro degli Esteri catalano Raül Romeva, di Dolors Bassa e Josep Rull, accogliendo la richiesta del Procuratore generale dello Stato e del partito fascista VOX, costituitosi parte civile.
I rinviati a giudizio sono in tutto 25, tra cui anche la segretaria di ERC, Marta Rovira, e la portavoce della CUP, Ana Gabriel, entrambe esuli all’estero.
E’ di poche ore fa la notizia dell’arresto, in Germania, del Presidente Puigdemont, fermato alla frontiera con la Danimarca mentre tornava da un giro di conferenze in Finlandia. Il Presidente, seguito dal CNI spagnolo (Centro Nacional de Inteligencia) è stato fermato mentre si trovava nella sua auto, con cui si spostava per cercare di aggirare i controlli su porti e aeroporti, dopo il mandato d’arresto europeo spiccato dalla Spagna nei suoi confronti.
Con questi attacchi repressivi la Spagna mira a creare la massima confusione possibile per disarticolare l’indipendentismo, cercando forse di esasperare gli animi per trarre una legittimazione da eventuali risposte violente. L’indipendentismo catalano ha però già dimostrato un alto livello di maturità politica e di massa, per cui sarà solo la Spagna a conservare l’immagine di entità antidemocratica e violenta che si è ostinatamente cucita addosso.
La strada da seguire è appunto quella indicata dalla CUP, cioè quella della disobbedienza di massa e del rilancio della mobilitazione nelle piazze e nelle istituzioni, per applicare coerentemente il mandato popolare del 1 ottobre.
E appunto di questo che ha paura la Spagna, perché ciò va contro il processo di normalizzazione e di liquidazione autonomistica, e gli arresti indiscriminati di queste ore svolgono un ruolo di destabilizzazione e di terrorismo psicologico contro l’avvio di questo rilancio della lotta.
In questo contesto l’Unione Europea svolge un ruolo di primissimo piano, a partire dalla egemonica Germania per proseguire con gli altri Stati membri, distintisi anche in questa vicenda per complicità o per codardia. Il principale alleato della Spagna in questa vicenda è stata ed è tutt’ora proprio la UE, che ha dimostrato chiaramente che tutti i princìpi democratici di cui si fregia altro non sono che pretesti buoni solo per aggredire Paesi stranieri, che diventano però carta straccia quando si tratta di applicarli in casa di uno Stato membro.
Davanti all’involuzione antidemocratica dell’Unione Europea e alla repressione spagnola contro i legittimi rappresentanti catalani, Liberu invita tutti i cittadini sardi a sostenere con forza la solidarietà internazionalista nei confronti del popolo catalano e a intraprendere un percorso politico che ripensi dalle fondamenta il concetto stesso di Unione Europea, per costruire una nuova Europa fondata sulla democrazia, sul rispetto dei lavoratori, sul diritto all’indipendenza dei popoli.
Libe.r.u. – Lìberos Rispetados Uguales