A Cagliari, come purtroppo dappertutto, ci sono famiglie che non solo non arrivano a fine mese, ma che addirittura non hanno denaro sufficiente neanche per cominciarlo.
E’ il caso delle famiglie prive di reddito che sono state costrette ad occupare le palazzine ex Telecom di Via Bainsizza per non finire (o per non continuare a stare) per strada. Queste famiglie, alcune delle quali con figli piccoli a carico, si sono trovate, loro malgrado, nella condizione di doversi unire nella lotta per un’abitazione, riunendosi sotto la sigla “Paguro Occupazione Popolare”.

In questi giorni Abbanoa ha cercato di privare le palazzine dell’accesso all’acqua.
Per Abbanoa l’acqua è infatti un bene che va pagato anche se non lo puoi pagare.
Ma va da sé che se non lo puoi pagare, è improbabile che riuscirai a farlo fosse anche solo per scongiurare lo slaccio.

Di fronte alle condizioni delle condotte colabrodo e allo spreco scellerato di risorse idriche cui assistiamo costantemente (e che deploriamo senza riserve), viene difficile pensare che i consumi di tredici famiglie indigenti che si sono insediate in appartamenti abbandonati possano rappresentare un serio problema per la collettività o un costo reale per Abbanoa. Tredici famiglie costrette a sgomberare con la forza e costrette a stare per strada, rappresenterebbero per contro l’ennesimo problema per la collettività.

In questo contesto, dunque, i blindati e le minacce di slaccio, ci sembrano soprattutto l’ennesimo atto di prepotenza istituzionale contro chi lotta disperatamente per il diritto di vivere una vita dignitosa malgrado la povertà e la disoccupazione.

Libe.r.u. esprime quindi la sua massima solidarietà al Paguro, auspicando che a breve possano essere rinnovate le graduatorie per l’accesso alle case popolari, ferme da oltre dieci anni, e possa essere più semplice l’accesso ad una abitazione per tante famiglie che al momento non hanno di che sostentarsi.

Libe.r.u. – Setzione “Cicitu Masala”, Casteddu