Il nuovo dossier “Caritas Cagliari 2019” offre uno scenario inquietante della situazione in Sardegna.
Dal rapporto emerge che dal 2010 ad oggi la povertà è quasi raddoppiata, passando dal 10 al 19%.

Ma tra i dati allarmanti non c’è solo la povertà: come effetto di questa infatti riprende vigore anche l’emigrazione. In due soli anni la Sardegna ha perso 14mila persone, e il dato sull’emigrazione giovanile è quasi apocalittico: tra il 2017 e il 2018 sono andati via dalla nostra terra 13000 ragazzi. Lo stesso numero di quelli persi nell’intera Guerra Mondiale.

La disoccupazione arriva a colpire 105mila persone, e le richieste di aiuto alla sola Caritas cagliaritana sono state ben quindicimila, con novantamila pasti forniti e oltre milleseicento interventi sanitari.

Il 73% delle persone che si sono rivolte al servizio sono disoccupati, oltre il 5% sono pensionati, il 15% ha un reddito da occupato. La miseria più nera quindi non attanaglia solo i disoccupati, ma anche pensionati e lavoratori con salari – è il caso di dirlo – da fame.

Il bilancio di questa situazione va ascritto ad una situazione economica di saccheggio e di assistenzialismo improduttivo legato a logiche clientelari, tratti caratteristici di ogni colonia. La causa diretta di questa situazione economica è da addebitarsi all’operato delle giunte che hanno agito in questo lasso di tempo, quindi sia di centrodestra sia di centrosinistra, entrambe occupate più a compiacere i referenti italiani che a varare misure adeguate per salvare il popolo sardo.

Tutti i parametri a disposizione danno la Sardegna in continua crisi, in progressivo spopolamento e impoverimento, con ampie fasce della popolazione che oramai sono costrette ad elemosinare non più solo un tetto o un servizio sanitario, ma anche un pasto caldo che permetta di sopravvivere.

Questo è il risultato dello “sviluppo” di cui ci hanno parlato in tanti anni.
Questo è il vero volto della Sardegna sotto amministrazione della classe politica unionista e asservita agli interessi italiani.

Non è possibile invertire questa rotta senza prima destituire l’intera classe politica legata alle segreterie italiane. Non sarà possibile progettare alcun futuro, né arginare il continuo spopolamento e impoverimento senza una nuova classe politica, che ponga al centro del proprio agire il totale autogoverno e della Sardegna e la salvaguardia immediata dei diritti del lavoro e dei lavoratori sardi.

Qualsiasi alternativa a questi obiettivi urgenti, anche quando presentata come soluzione ai problemi del mondo, otterrà solo altra fame, miseria, spopolamento, emigrazione, annientamento del popolo sardo.

E’ necessario che tutti i cittadini sardi che vogliono davvero salvare questo popolo e questa terra sostengano Liberu, iscrivendosi, partecipando alle iniziative e alle lotte, attivamente e con coraggio, per impedire ad ogni costo che di quest’isola resti solo uno sconfinato deserto coloniale.

Liberu – Lìberos Rispetados Uguales