Oggi non riapriranno i cantieri archeologici di Nuraghe Sirai a Carbonia, Pani Loriga a Santadi, del Nuraghe Seruci di Gonnesa e delle aree di interesse di Sant’Antioco. La Regione infatti ha firmato il contratto tra Aspal e il gruppo di imprese per l’affidamento dei lavori nelle aree del Parco Geominerario, Storico e Ambientale della Sardegna, da cui sono stati esclusi i cantieri archeologici. I lavoratori, che per anni hanno seguito lo scavo dei siti, verranno spostati verso altre mansioni, mentre gli archeologi, resteranno come al solito a casa. A nulla sono servite le numerose proteste di questi anni da parte dei responsabili dei cantieri per salvaguardare queste importanti realtà.
Il Sulcis-Iglesiente, dopo aver subito un modello economico di stampo coloniale, dopo essere stato inquinato e depredato da industriali di mezza Europa, meriterebbe di avere finalmente un piano di sviluppo legato al suo territorio e alla sua cultura.
Crediamo che sia necessaria una progettazione a lungo termine per la tutela e la valorizzazione dei beni archeologici, con maggiori investimenti nel campo della ricerca scientifica e per la fruizione dei siti. Perciò la Regione dovrebbe abbandonare la logica del finanziamento occasionale e periodico dei monumenti e inaugurare dei percorsi di tutela duraturi, senza soluzione di continuità, affinché le professionalità e le conoscenze acquisite, così come le realtà di sviluppo locale create, non vadano perdute.
La Regione dovrebbe impegnarsi affinché venga ridata dignità alla figura professionale dell’archeologo, una delle categorie lavorative più precarie in assoluto in Sardegna. In un’isola così ricca di storia non dovrebbe mancare il lavoro per gli archeologi, eppure sono costretti, a causa di una mancata pianificazione del settore, a lavorare molto spesso con contratti a tempo, in maniera discontinua, sempre in attesa del rinnovo.
Crediamo fermamente nel grande valore storico del patrimonio archeologico della Sardegna, nella sua importanza sociale e nella sua potenzialità economica. Questa realtà rappresenta un’opportunità ancora sottovalutata da una politica miope: c’è bisogno di un grande cambiamento politico e culturale, con una nuova classe dirigente capace di inserire queste potenzialità in una visione complessiva di sviluppo sostenibile, legato al territorio e alle sue risorse.
Finché non si riuscirà a raggiungere questo obiettivo, possibile e necessario, continueremo a vedere il barbaro abbandono di preziosi monumenti, l’indifferenza verso le testimonianze di grandi civiltà, l’emigrazione di tanti giovani che invece potrebbero stare qui per costruire la valorizzazione e il rilancio di tutto il territorio.
Liberu – Lìberos Rispetados Uguales