Portovesme, 45.000 tonnellate di rifiuti industriali pericolosi, interrati e concentrati in un terreno di proprietà di ENEL SPA, ad una profondità di 3 metri in circa 23.000 mq (poco più di 3 campi da calcio per intenderci) di terre che un tempo erano fertili e producevano delle eccellenze agroalimentari. Oli sintetici, miscele bituminose contenenti catrame, scorie di cemento, fusti corrosi e lana di roccia/vetro, una parte sistemati dentro fusti ormai corrosi ed un’altra parte scaricati direttamente nel terreno. Dopo una serie di carotaggi questi sono i rifiuti pericolosi emersi nell’area industriale. Una vera e propria discarica abusiva che contribuisce ad avvelenare ancor più il sito industriale ed il paese di Portoscuso, già altamente compromessi nella propria stabilità biologica ed ecologica.
45.000 tonnellate sono una quantità enorme che sicuramente non sono state occultate con una ruspa ed un camion ma c’è stata una connivente partecipazione di parecchie persone, delle quali alcune consapevoli del notevole risparmio in termini economici che avrebbe comportato lo smaltimento abusivo e altre che hanno effettuato fisicamente l’occultamento dei rifiuti.
La Sardigna, come sempre, paga il prezzo più caro di questa folle industrializzazione con morti e territori brutalmente inquinati e difficili da bonificare, tutto in nome del profitto, dettato da una gestione neoliberista delle nostre risorse. Il paradiso in cui viviamo sta diventando il nostro inferno, LIBE.R.U. chiede la collaborazione dei cittadini della zona nella difesa del proprio territorio, 45.000 tonnellate non possono essere state movimentate di nascosto. LIBE.R.U. condanna questa prassi dannosa e chiede che vengano individuati i colpevoli di questo ennesimo scempio e l’immediata bonifica da parte delle ditte responsabili di questo disastro ambientale a danno di tutta la collettività.
Libe.r.u. Sulcis-Igresienti