Nel Mediterraneo si va formando, o forse sarebbe meglio dire consolidando, un’asse della reazione che va da Israele alla Spagna, rappresentando un blocco frontaliero al nord Africa.
In questi ultimi giorni sono stati numerosi gli esempi di derive reazionarie, dalle manovre internazionali di Israele, che non tollera alcuna opposizione alle sue pretese e alle sue stragi in ogni angolo di Palestina, passando per l’arresto dei parlamentari e dirigenti politici curdi in Turchia, continuando con la Grecia sottomessa all’Ue e sempre col fiato sul collo di colonnelli e Alba Dorata, fino all’arresto, in Catalogna, della sindaca della CUP per aver esposto la bandiera indipendentista catalana.
In mezzo a questi scenari cade anche ogni tentativo della politica italiana di tenere ancora una grottesca maschera di democrazia. Nel giro di pochi giorni si è assistito, in diverse parti d’Italia, a violenze da parte delle forze dell’ordine nei confronti degli studenti che reclamano solo un prezzo più accessibile per la mensa universitaria, fino alle cariche contro i contestatori di Renzi che sostengono il No al referendum costituzionale.
A cadenze ormai quotidiane il dissenso sociale viene bersagliato da violente cariche, che tentano di scoraggiare qualsiasi tipo di contestazione e opposizione. E questa non è una novità, ma solo una recrudescenza di pratiche già abbondantemente applicate contro insegnanti, studenti, pensionati, operai, disoccupati, antimilitaristi, ecologisti…
Tutto invece tace e si ferma davanti alle barricate razziste, come accaduto in Italia a Goro e a Roma, o davanti a veri e propri attentati di matrice xenofoba, come accade da tempo in Sardegna, in cui vengono sistematicamente distrutti mezzi di lavoro, esercizi commerciali di proprietà di stranieri e locali destinati alla sistemazione di migranti.
In questi casi il polso della repressione diventa morbido, le indagini si arenano ben presto e i dirigenti delle forze repressive dialogano bonariamente con i manifestanti, invitandoli con cortesia a capire anche le ragioni degli altri.
Tra queste nubi nere che offuscano il cielo del Mediterraneo, in questa situazione di radicale ripresa della reazione internazionale, di sdoganamento di ogni fascismo palese o travestito da “né destra né sinistra”, di brutale repressione di qualsiasi protesta e opposizione anche pacifica e democratica, la sinistra indipendentista sente il dovere di schierarsi con chiarezza dalla parte del diritto dei popoli alla libertà e all’indipendenza, in difesa di ogni diritto democratico, sociale e civile, conquistato con anni di dure lotte da parte delle masse popolari.
Libe.r.u., partito della sinistra indipendentista sarda, chiama tutti i patrioti, gli antifascisti, gli antirazzisti, gli antiomofobi, i difensori dei diritti dei popoli, dei lavoratori, delle donne, a tenere alta la guardia, a organizzarsi, a sostenere la lotta per costruire una Repubblica di persone libere, rispettate, uguali.
Libe.r.u. – Liberos Rispetados Uguales 06/11/2016