Il bilancio di fine legislatura stilato dalla giunta Pigliaru sui benefici apportati dalla riforma sanitaria non corrisponde ai fatti. Oltre alle autocelebrazioni e ai conti di bilancio, esiste una realtà fatta di grandi e piccoli ospedali dove medici ed infermieri ogni giorno devono combattere anche contro l’assenza di farmaci e siringhe e contro la mancanza di organico. Il servizio sanitario pubblico, spolpato dalla sua gestione politica e dai subappalti a società private, è sempre più carente ed inefficiente a causa del numero esiguo di posti letto a disposizione e delle lunghissime liste d’attesa che non consentono di sopperire alle numerose richieste da parte dei pazienti, non garantendo di fatto il diritto alla salute.
La Regione Sardegna fornisce ai cittadini importanti e numerosi servizi socio sanitari per la cura ed il benessere della popolazione anziana. In presenza di un alto tasso di longevità e con l’innalzamento dell’aspettativa di vita ed il conseguente aumento di patologie legate all’età, il Servizio Sanitario regionale non riesce a sopperire alle numerose e crescenti richieste da parte dei pazienti, la cui assistenza va a gravare sulle famiglie. Aumenta anche il numero di anziani soli e di quelli che necessitano di un servizio di assistenza h24. In Sardegna sono presenti, convenzionate con la Regione, 12 case di cura private, di cui nove si trovano all’interno della Città Metropolitanadi Cagliari, una al nord e due nel centro Sardegna, numerose case protette ed altri presidi distribuiti su tutto il territorio. Tra questi il servizio convenzionato del ricovero presso le RSA, Residenze Sanitarie Assistenziali, strutture private specializzate nel recupero funzionale e di altre patologie in cui spesso viene richiesta ai pazienti una quota contributiva con costi molto elevati. Oltre ai servizi in struttura c’è anche l’assistenza domiciliare, che consente di ricevere prestazioni mediche e riabilitative presso il proprio domicilio. Tuttavia non sempre i Comuni, con i pochi fondi che hanno a disposizione, riescono a soddisfare tutte le richieste e le esigue pensioni non sono sufficienti a coprire i costi delle cure di chi ha necessità di un’assistenza a tempo pieno.
Con la progressiva dismissione dei servizi sanitari pubblici messa in atto dalla politica liberista dei partiti italiani al governo, anche l’assistenza geriatrica diventerà un servizio a carico degli utenti. Si prevede che nei prossimi decenni a causa del lavoro precario e discontinuo e dell’alto tasso di disoccupazione, le pensioni saranno più basse, condizione che non consentirà a tantissimi anziani di potersi curare o di essere assistiti con mezzi propri.
La giunta regionale deve affrontare questo problema con urgenza, pianificando una seria ed efficiente rete di sostegno geriatrico, per non doverci trovare di fronte ad un’emergenza socio sanitaria che non potrà altrimenti essere gestita.
Per queste ragioni crediamo che il servizio di assistenza geriatrica debba essere potenziato nei territori con strutture in cui viene garantita la salute e la socialità dei pazienti. Non ci si può vantare di avere una popolazione longeva se poi vengono chiusi i piccoli ospedali territoriali ed i centri prelievo nei paesi, privando queste stesse persone dei servizi essenziali necessari a preservarne la salute fisica e mentale.