Venerdì 14 luglio, cade il cinquantaduesimo anniversario della morte di Antoni Simon Mossa, uno dei padri della patria sarda e padre dell’indipendentismo sardo moderno.
Uomo di grande cultura, architetto, urbanista, insegnante, scrittore, poeta, scenografo, giornalista, Simon Mossa è stato soprattutto il più grande ideologo dell’indipendentismo sardo del ‘900.
Si interessò ben presto alle questioni nazionali delle nazioni senza Stato, divenendo profondo conoscitore non solo della sua Sardegna ma anche di altre nazioni come quella basca, corsa, catalana, gallese, scozzese e diverse altre, arrivando anche a parlare fluentemente diverse lingue di “nazioni proibite”.
Simon Mossa non fu solo uomo di cultura, ma anche di azione: organizzatore instancabile, portò la sua battaglia socialista e indipendentista dentro il Partito Sardo d’Azione, che abbandonò dopo pochi anni e costituì diverse organizzazioni che dovevano portare avanti la lotta per l’indipendenza tra cui il Mirsa e Sardigna Libera.
La profondità del suo pensiero politico non sta solo nell’aver individuato nell’indipendenza nazionale l’unica possibilità per il popolo sardo per continuare ad esistere come nazione, indicando nella lotta per la difesa della nostra cultura e nella lotta anticolonialista la chiave di volta per la salvezza del popolo sardo da quello che lui stesso riconosce altrimenti come genocidio, ma anche nell’aver immaginato un futuro panorama di integrazione mediterranea della Sardegna, vista come libera nazione che intesse stretti rapporti con le nazioni più affini, Corsica e Catalogna su tutte.
«Il nostro obiettivo è la liberazione della Sardegna dal giogo coloniale, la redenzione sociale del nostro popolo. Lo Stato italiano ha dimostrato e dimostra di essere ferocemente colonialista e liberticida nei nostri riguardi. Noi vogliamo conquistare l’indipendenza per integrarci non per separarci nel mondo moderno».
Con questa frase, con questa dichiarazione in cui riconosce nella liberazione nazionale e nella liberazione sociale un nesso inscindibile, getta le basi ideologiche della sinistra indipendentista in cui Liberu si riconosce.
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