La lotta alla peste suina africana, portata avanti dalla giunta Pigliaru con la completa assenza di comunicazione con gli abitanti dei territori interessati, è apparsa a tanti come un atto di imposizione insensato.
Da più parti si è ripetutamente criticato l’atteggiamento di chiusura della Giunta, che avrebbe potuto portare avanti l’eradicazione stabilendo un dialogo con i territori anziché assediare paesi, ammazzare centinaia di capi suini anche sani, permettendo che in diverse occasioni le carcasse venissero sotterrate in fosse comuni, con gravi rischi di inquinamento.
In tanti, compresi diversi esponenti di Liberu, hanno più volte avanzato l’ipotesi che la Giunta stesse mirando ad ottenere non tanto l’eradicazione della peste suina quanto piuttosto l’eradicazione dell’allevamento autonomo dei suini.
A distanza di tanto tempo, con la lettura della legge regionale 2 agosto 2018, N.28, “Disposizioni per la valorizzazione della suinicoltura sarda”, emerge finalmente in maniera chiara lo scopo fondamentale delle operazioni.
Lo scopo non è infatti quello (o solo quello) di sconfiggere la peste suina, per permettere ad aziende e famiglie di avere finalmente una boccata d’ossigeno e porre fine dell’embargo delle carni. Lo scopo invece, nascosto come una polpetta avvelenata, è fondamentalmente quello della distruzione dell’economia autonoma di carattere familiare che tiene in piedi migliaia di famiglie sarde, per lasciare campo libero alla concorrenza economica straniera.
Certamente la peste suina rappresenta un problema anche per le aziende sarde e va debellata, ma ci sono nella legge dei segnali inequivocabili – e fuori da questa lettura altrimenti inspiegabili – che fanno capire che si sta approntando il terreno per consegnare anche quella parte di mercato sardo (oggi in parte soddisfatto da produzioni autoctone e familiari) al totalitarismo del mercato estero.
A dare il segnale di questo progetto è l’art. 4, che al comma 2 recita: “Nell’allevamento familiare si possono detenere fino a quattro capi suini da ingrasso e non è consentita la presenza di capi riproduttori”.
Cosa c’entra questa misura con l’eliminazione della peste suina? Niente.
Ma la mancanza di capi riproduttori fa scomparire l’economia legata ai maialetti, entrata importante per migliaia di famiglie attanagliate dalla crisi economica, ed è questo il vero scopo di quella misura. In seguito nello stesso comma si aggiunge anche che “Tutti i capi allevati sono destinati all’autoconsumo e non sono oggetto di attività commerciale”.
Non si tratta, dunque, di misure per regolamentare la produzione e aiutare le famiglie, ma di un meccanismo per contrastare e abolire la produzione familiare. Nel lungo periodo infatti si lega indissolubilmente l’allevamento familiare alla logica di mercato: un massimo di quattro capi, senza riproduttore e con l’obbligo del consumo familiare significa, con l’abbattimento concorrenziale dei prezzi di cui sono capaci le multinazionali straniere, portare le famiglie ad abbandonare l’allevamento per scarsa convenienza, diventando anche loro clienti della grande distribuzione organizzata.
Questa misura serve solo ad aumentare l’importazione di prodotti agroalimentari stranieri – già attestata all’80% – e a impedire alle già disperate famiglie sarde di avere un minimo di economia familiare per sopravvivere.
Non crediamo di esagerare se diciamo che questo fattore darà il colpo di grazia definitivo a qualsiasi tentativo di arginare lo spopolamento delle zone interne.
Queste misure sono state appoggiate da tutto l’arco politico presente in Regione, dal PD a Forza Italia passando per il Pds alleato del PD e il Psd’az alleato di Salvini. Misure che servono a sostenere gli interessi delle multinazionali straniere a discapito della nostra economia. Misure nemiche del popolo sardo sostenute da una politica nemica del popolo sardo.
Ci auguriamo che, almeno con questo attacco frontale alla nostra economia, sia definitivamente chiaro che l’unica possibilità di salvezza consiste nel sostenere partiti esclusivamente sardi, che non hanno alcun legame o alleanza con interessi e apparati stranieri e che pongono l’interesse della Sardegna e dei Sardi come unico scopo del proprio agire politico.
Liberu – Lìberos Rispetados Uguales