Il risultato delle elezioni politiche italiane riconferma l’aumento del sostegno popolare alla destra sessista, conservatrice e oscurantista, quanto di peggio ci si poteva aspettare sul fronte dell’emancipazione femminile e della conquista dei diritti delle donne. A dispetto di certa politica che strumentalmente cerca di presentare gli immigrati come emblema della violenza sulle donne, tra le mura domestiche centinaia di donne vengono uccise, decine di migliaia subiscono violenza o vivono segregate dai loro italianissimi o sardissimi compagni o mariti, molestate per strada o sul posto di lavoro.
Oggi è l’8 marzo, data storica del movimento femminista internazionale. Per noi questa non è una giornata di festa dove scambiarci le mimose, ma una giornata di lotta, per l’emancipazione e l’avanzamento nelle conquiste dei nostri diritti.

Per quanto la disparità sia un elemento trasversale, nelle fasce più basse della popolazione la discriminazione di genere si somma a quella di classe, in quanto in condizioni economiche favorevoli le donne hanno una possibilità maggiore di poter studiare, lavorare e praticare attività che non sono immaginabili per una donna in condizioni di povertà.
In Sardegna, una terra in cui si vive con più della metà dei giovani disoccupati, in cui anche i cinquantenni emigrano per trovare lavoro, esiste un’altra isola infelice dentro l’isola: quella della condizione lavorativa delle donne, dove il 50,7% delle donne non risultano occupate.
Affinché le donne abbiano libero accesso al lavoro crediamo che non debbano mancare i servizi sociali e assistenziali pubblici e gratuiti, servizi ai quali le donne spessissimo sopperiscono gratuitamente.

Se una donna non possiede l’indipendenza economica, non potrà mai liberarsi dalla condizione di subordinazione dalla quale, oltre alla privazione delle libertà personali, possono derivare vessazioni verbali, fisiche e psicologiche, con conseguenze spesso tragiche.
Crediamo che nell’immediato, per arginare l’emergenza si debbano finanziare i centri antiviolenza ed intervenire tempestivamente quando questa si verifica e viene denunciata inascoltatamente, garantendo protezione, diritto alla casa e ad un lavoro.
Ma soprattutto crediamo che si debba prevenire la violenza con un grande lavoro culturale ed educativo in tutta la società, ad iniziare dalla scuola, dai mezzi di informazione, dalla politica, perché all’origine della violenza c’è sempre un rapporto di sbilanciamento nella concezione dell’uguaglianza tra i sessi che genera disparità e sopraffazione.

Non può esistere uguaglianza senza parità
Non può esistere libertà senza autodeterminazione

Le donne di Liberu rivendicano il diritto di decidere liberamente della propria vita, il diritto al lavoro, il diritto a vivere rispettate in una società di uguali.
Nessuna liberazione del Popolo Sardo potrà mai avvenire senza la liberazione delle donne sarde e dell’intera società sarda dal medioevo della discriminazione di genere.

Lìberas Rispetadas Uguales