A due anni dall’inizio della pandemia, volendo fermarsi ad analizzare i numeri è chiaro che, grazie all’alto numero dei vaccinati almeno nei Paesi occidentali, le curve dei decessi sono sicuramente in netta discesa rispetto a quelli degli stessi periodi degli anni scorsi, ma danno ancora preoccupazione i numeri dei ricoverati, fatto che mette ancora a dura prova le strutture pubbliche, già alle prese con problemi strutturali da decenni.
Se raffrontiamo i dati attuali a quelli precedenti alla comparsa dei vaccini, vediamo che questi si sono dimostrati un’arma molto utile alla lotta al virus, ma tuttavia questo sembra non bastare a mettere la parola fine all’emergenza. Il problema maggiore è rappresentato dalle nuove varianti che si ripresentano ciclicamente, ed era prevedibile da subito che, con le scelte fatte dai governi dei Paesi più industrializzati, questa situazione si sarebbe presentata più volte, in quanto nessuno ha voluto affrontare alla radice il problema. È chiaro anche ai più disattenti come dietro questo disastro vi sia un’incapacità – strutturale – dei governi del cosiddetto Primo Mondo di saper mettere in campo strategie capaci affrontare al meglio situazioni limite come un’epidemia o i cambiamenti climatici.
Sono pochissimi gli Stati che hanno agito in maniera decisa e coerente nella battaglia contro il covid. I Paesi capitalisti hanno badato al di sopra di tutto a cercare di non frenare l’economia, evitando perciò di agire responsabilmente con l’introduzione di obblighi vaccinali, intensificazione degli stanziamenti alla sanità pubblica e alla ricerca, assunzione personale sanitario etc. In pratica nessun governo occidentale, dopo due anni di battaglie, è riuscito a far tornare il proprio Paese neanche vicino ad una situazione complessiva precovid. Al massimo – e non stupisce visto che la difesa dell’economia di mercato è stata perseguita ossessivamente e ad ogni costo – si è riusciti ad ottenere appena un parziale “rimbalzo” economico recuperando parte del terreno perso.
Per tutto ciò che riguarda lo Stato sociale, invece, regnano macerie su macerie.
Ma oltre a non sapere affrontare la situazione all’interno dei loro Paesi, i governi occidentali hanno dimostrato tutta la loro inadeguatezza nella comprensione di quanto accadeva nel resto del mondo: incapaci di vedere oltre il proprio naso, in questo caso i propri confini, dopo due anni i Paesi più industrializzati continuano, di fatto, a negare l’accesso ai vaccini ai Paesi in via di sviluppo.
Una situazione che non solo porta morte e sofferenza a miliardi di persone già costrette a vivere una vita al di sotto delle soglie di povertà, ma che getta anche le condizioni per l’inevitabile mutamento del virus, che col contagio incontrollato su milioni di persone genera la proliferazione di una miriade di varianti. Parliamo di qualcosa che nasce dalla negazione del diritto alla salute per la parte più povera del pianeta.
Cioè il motivo per cui, dopo due anni, stiamo ancora combattendo contro il covid.
E ancora combatteremo finché l’occidente continuerà a rifiutare di affrontare alla radice il problema, che è quello del diritto alla salute per tutta l’umanità.
Quello che risulta incomprensibile è proprio l’ottusità di una classe politica ed economica talmente arrogante da potersi permettere di sottovalutare un aspetto essenziale nella diffusione dei virus quale la enorme possibilità di mobilità umana all’interno dell’intero pianeta, convinti che nel 2022 sia ancora possibile trincerarsi nelle proprie torri d’avorio.
Ad oggi nessuna reale decisione è stata presa dai grandi del mondo per quanto riguarda il blocco dei brevetti dei vaccini o per l’avvio di una campagna vaccinale mondiale che permetta di attaccare frontalmente l’epidemia. Ma gli interessi in gioco sono troppo alti e, ancora una volta, il capitalismo dimostra che non può rinunciare a lucrare, anche davanti alle catastrofi.
L’unico Paese che, oltre ad aver prodotto in proprio una serie di vaccini e nonostante un embargo terribile imposto dagli USA, ha deciso di farli diventare un bene collettivo lasciandone pubblico il brevetto, e riuscendo a immunizzare più del 90% della propria popolazione (compresi i bambini) è la Repubblica Socialista di Cuba.
Ancora una volta questa piccola isola ha dimostrato all’intero mondo la differenza di visioni e valori che passa tra capitalismo e socialismo, il primo sempre più attento agli indicatori del PIL piuttosto che della salute e al benessere dei cittadini, il secondo che traccia un’idea diversa di umanità e di sviluppo. Un Paese che dal punto di vista sociale è talmente avanzato che non ha neanche avuto il bisogno di imporre un obbligo vaccinale, visto che una grandissima attenzione verso cultura e sanità unite a una chiarezza di informazioni alla popolazione hanno permesso che nessuno vedesse dietro la campagna vaccinale chissà quale complotto, o percepisse il mondo della ricerca scientifica come qualcosa di estraneo alle proprie vite.
L’occidente capitalista (anche) in questo campo ha pagato gli scarsi investimenti in sanità, ricerca e cultura, soprattutto quella scientifica, ritrovandosi a gestire la pandemia con una confusione incredibile, con l’informazione sempre più relegata a show e sensazionalismo dato in pasto a un’opinione pubblica suscettibile e profondamente impreparata sotto tanti aspetti culturali, in primis quelli scientifici, con gli effetti disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti.
In un momento come questo, dove si palesa il fatto che il destino di ogni Paese è legato inevitabilmente alla sorte degli altri, dove plasticamente prende alla fine senso il concetto di “sistema-mondo”, il sistema capitalistico imperante in buona parte del globo dimostra la sua dannosità frutto di un sistema valoriale inaccettabile: basti solo pensare, oltre all’ignobile opposizione alla sostanziale fruizione dei vaccini da parte dei Paesi poveri, al fatto che in quasi tutti i Paesi Ue le spese militari durante la pandemia sono raddoppiate o addirittura triplicate, mentre gli investimenti per la salute pubblica stanno sostanzialmente al palo, a dimostrazione, ancora una volta, di quali siano le priorità.
Ed oltre al disastro sul piano sanitario, i governi degli Stati capitalisti si dimostrano ulteriormente miopi nell’affrontare l’inevitabile crisi economica che si trascina dietro una pandemia: infatti, di fronte ad un arricchimento spudorato da parte di una piccola èlite, la maggior parte dei cittadini ha accusato pesantemente il colpo e aumenta sempre di più il numero delle persone che vivono, o si apprestano a vivere, sotto la soglia di povertà anche nei Paesi più sviluppati.
La cosa che stupisce è la sottovalutazione, o il sostanziale disinteresse, di quello che questo può comportare con la crescita della tensione sociale che inevitabilmente ne scaturirà: in un pianeta che già inizia a doversi porre realmente il problema della limitatezza delle risorse, cosa che già di per sé sta creando tensioni pesantissime e crisi drammatiche in tantissime aree, si aggiunge un impoverimento generalizzato a livello globale che si annuncia a tinte fosche.
In questo quadro terrificante ci si stupisce ancora di più se si vanno ad analizzare le misure prese dallo Stato italiano: l’adozione del green pass, formulato in una maniera talmente incomprensibile e ingarbugliata da non sembrare affatto una misura adatta alla lotta al virus ma uno strumento per scaricare sul singolo tutta la responsabilità dello stato emergenziale, accompagnato da una informazione istituzionale scadente, sta generando confusione tra la popolazione che non ne capisce le finalità viste le pesanti contraddizioni che presenta. Il tutto per un solo motivo: rifuggire disperatamente dall’adozione di un (necessario) obbligo vaccinale per tutti, credendo di poterlo realizzare “pezzo per pezzo” costringendo progressivamente la popolazione a vaccinarsi, mediante l’adozione di misure assurde e contraddittorie.
Una scelta grottesca, adottata forse per evitare di essere considerati liberticidi, che ha ottenuto solo di aver instaurato una paradossale serie di misure liberticide ma senza al contempo ottenere una completa vaccinazione della popolazione. Peggio di così è difficile anche immaginare.
Questa pandemia, come avevamo già avuto modo di sottolineare, ha nei fatti svelato la vera natura del sistema capitalistico, le sue intrinseche e molteplici contraddizioni, il suo grado di spregio della vita di miliardi di esseri umani e del pianeta.
Crediamo che sia proprio nei tempi di crisi generalizzata che sia più facile vedere ed analizzare le contraddizioni di tale sistema, e che sia dovere, per chi crede in un mondo migliore, di dotarsi degli strumenti per far capire che questa alternativa può passare solo anteponendo il bene della collettività e del pianeta agli interessi privati.
Liberu – Lìberos Rispetados Uguales