“L’accesso all’acqua è un diritto umano universale e fondamentale”.

Dopo aver ridotto i tempi di accesso all’acqua corrente in estate, ora è la volta di dicembre, con i cittadini di Nuoro e di altri svariati centri del circondario privati del servizio idrico in modo ancor più restrittivo, ovvero dalle 19:00 fino alle 6:00.

Ma Abbanoa non demorde e, nonostante tutto, continua a condurre una politica di intransigenza sui prezzi di fornitura, spesso insostenibili per attività lavorative e famiglie di lavoratori, senza preoccuparsi se il servizio sia o meno all’altezza dei costi richiesti, dalla garanzia di erogazione alla qualità dell’acqua, fatta pagare come potabile ma spesso distribuita color fango.

Il fatto che circa il 50% dell’acqua in Sardegna vada disperso a causa di condutture colabrodo la dice lunga sulla manutenzione delle stesse e sugli investimenti da parte del gestore, paradossi di una terra in cui la popolazione viene sottoposta a continui razionamenti mentre nel frattempo milioni di metri cubi d’acqua vengono utilizzati per inquinanti centrali energetiche a biomassa, campi da golf e piscine lussuose.

Libe.r.u. chiede che si ponga fine a questo trattamento discriminatorio nei confronti dei cittadini sardi usato nella politica di razionamento dell’acqua e denuncia altresì l’assurdità di un servizio di fornitura di acqua potabile spesso inaccessibile, in violazione dei più elementari diritti del cittadino.
Davanti al continuo perpetrarsi di questa situazione insostenibile per decine di migliaia di persone intravvediamo il rischio che da qualche parte si pensi di invocare una privatizzazione. Crediamo invece che sia opportuno che tutti i cittadini si uniscano in una protesta generale affinchè l’accesso all’acqua potabile sia garantito in maniera costante, ad un prezzo equo e con minimi sprechi dal gestore unico che si è assunto l’onere, già profumatamente pagato, di assicurare tali servizi.

«È ormai tempo di considerare l’accesso all’acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani, definito come il diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all’accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico – per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire se stessi e la casa – allo scopo di migliorare la qualità della vita e la salute. Gli Stati nazionali dovrebbero dare priorità all’uso personale e domestico dell’acqua al di sopra di ogni altro uso e dovrebbero fare i passi necessari per assicurare che questo quantità sufficiente di acqua sia di buona qualità, accessibile economicamente a tutti…»
(dalla Risoluzione ONU del 28 luglio 2010)

Libe.r.u. – Setzione “Paschedda Zau”, Nùgoro