Liberu esprime sdegno e preoccupazione per l’ennesima azione repressiva della polizia politica italiana a danno di indipendentisti e di antimperialisti.
Nello specifico, come si apprende da fonti giornalistiche, un indipendentista sardo, Pierluigi Caria, sarebbe stato accusato assieme ad altre due persone di aver sostenuto i combattenti curdi dell’YPG.
Ad accusare Caria, secondo gli inquirenti, sarebbe una foto con due persone completamente irriconoscibili, una delle quali imbraccia un fucile e l’altro alza il pugno chiuso, dietro una bandiera antifascista bretone e una bandiera dei quattro mori.
La polizia baserebbe le sue accuse sul fatto che nella foto compare evidentemente un fucile. Forse sarebbe opportuno informarla che in Kurdistan, e specialmente in quello in territorio siriano, da anni infuria la guerra, cosa che rende ben poco sensazionale la presenza di un’arma in una foto che ritrae uno scenario di guerra.
Ma in Sardegna si conoscono bene i sommari metodi investigativi della polizia politica e l’abitudine di spacciare le ipotesi per “prove”, per cui innanzitutto dubitiamo fortemente della stessa fondatezza dell’accusa ed esprimiamo sconcerto per l’imputazione di “terrorismo” che viene mossa. Noi crediamo che sia assurdo accusare una persona, chiunque essa sia, di “terrorismo” per l’ipotesi che abbia potuto aiutare i curdi che a migliaia hanno perso la vita combattendo contro i terroristi dell’Isis.
A questo punto pare di capire che la repressione politica sposti l’asse dalla consueta pratica dell’illazione, a quella dell’assurdo: si accusano di terrorismo i nemici dei terroristi, si colpisce chi colpisce i terroristi.
Liberu – Lìberos Rispetados Uguales