“Oggi facciamo riflessioni enormi, non campagna elettorale. Ascoltiamo il respiro profondo della Sardegna, cosa che manca da anni” ha detto Andrea Murgia, candidato alla Presidenza della Regione Sardegna, al termine del dibattito “Comunidades” che si è svolto presso l’Aula Consiliare di Tertenia. “Chi ha amministrato fino a oggi non ha capito quanto sia importante ascoltare – ha aggiunto – ogni comunità respira ed è necessario capire i disagi di ognuna di esse, non è sufficiente studiare. Un amministratore non deve essere lasciato solo, serve un accordo di paese, fra tutte le istituzioni, nei primi mesi di governo della Regione, far sì che nessuno senta la solitudine nel farsi carico dei problemi della sua comunità. Se la sinistra non combatte certe battaglie lo faremo noi di Autodeterminatzione”.

“Portiamo avanti un processo politico e culturale tutti assieme – le parole di Fabrizio Palazzari, Presidente di Autodeterminatzione – la comunità non può essere scollegata dalla politica. Il nostro cammino è unico, organizziamo dibattiti e confronti nel territorio affinché le persone che incontriamo siano non solo spettatrici ma anche autrici del cambiamento”.

Marco Lampis sindaco di Escalaplano ha aperto il dibattito: “riusciamo a immaginare un Comune senza i servizi essenziali (scuola, assistenza medica, ecc.)? E’ importante che ci sia una rappresentanza politica che combatta per la sua comunità affinché tali servizi siano garantiti. Ed è altrettanto fondamentale arginare lo spopolamento. Se ne parla tanto, si tengono seminari, si scrivono libri, ma fatti nulla. I Comuni dell’entroterra sono ormai abbandonati”.
Per Luca Lai, docente e consigliere comunale di Tertenia, “l’istruzione è spesso oggetto di tagli enormi ma, se chiudono le scuole in realtà piccole, si impoveriscono maggiormente aree già non particolarmente ricche e popolate. Queste logiche già criticabili a livello italiano diventano deleterie per la Sardegna”.

Per Brigida Carta di Autodeterminatzione “noi sardi siamo un Popolo e per questo i comuni sardi sono depositari del valore dell’identità di questo Popolo. Dal comune più piccolo al più grande. Il primo articolo della carta delle Nazioni Unite (1945) riconosce l’autodeterminazione del popolo sardo e la riforma del titolo V della Costituzione ha rimarcato l’importanza dei comuni. Questi due riferimenti normativi per puntare sul fatto che dobbiamo ripartire dai comuni”. “Su cumone inizialmente era un contratto sociale, il nostro sistema si autososteneva e autogestiva attraverso piccoli villaggi. Pian piano su cumone si è allargato ma rimane la ricchezza del piccolo. La nostra cultura interna è quella che ci ha educato alla comunità. Non serve discutere, così come lamentarsi, ma parlare e cercare assieme una soluzione, come fa Autodeterminatzione. I ragazzi che tornano a coltivare la terra sono il più grande patrimonio della nostra Terra. Per me la soluzione è la disobbedienza fiscale. Lo Stato non paga i debiti con i comuni? I comuni non paghino Iva, Ici, altre tasse. Fa paura ma non quanto a me spaventa la solitudine dei sindaci che, se si alleano, possono diventare forti” sostiene Bettina Pitzurra di Autodeterminatzione.

“Una comunità è una cellula – ha detto Bustianu Cumpostu – quando una cellula si ammala va a intaccare tutto l’organismo. Ecco perché noi di Autodeterminatzione agiamo in altro modo, la cellula è il punto di partenza principale e tra esse si creano rapporti e interconnessioni. Anche tramite i pochi spazi lasciati dallo Statuto sardo possiamo creare un modello di Sardegna completamente diverso da quello che ci è stato imposto fino a oggi”.

Ha moderato Angiuleddu Mùrgia, consigliere comunale di Tertenia.

Quando i governanti parlano dei nostri comuni, per la maggior parte sotto i 5.000 abitanti, ne parlano in termini strettamente economici ritenendo uno spreco l’esistenza delle piccole realtà.

Noi vogliamo parlare dei valori delle nostre comunità e dei nostri comuni. Delle amministrazioni e delle autonomie locali.
Crediamo molto in esse e vogliamo dare risposte alle loro esigenze.