“La Corte Costituzionale rigetta il ricorso sulla legge elettorale europea e nega alla Sardegna lo status di minoranza linguistica di prima categoria. Il sardo, mancando di tutela nello statuto speciale e di una lingua comune, non può accedere ai collegi elettorali speciali riservati invece al tedesco dell’Alto Adige, al francese della Valle d’Aosta e allo sloveno del Friuli Venezia Giulia.”
Questo in sintesi, quanto denunciato dal Coordinamentu pro su Sardu Ufitziale in merito al pronunciamento della Corte Costituzionale su un ricorso promosso dal Tribunale ordinario di Cagliari su sollecitazione di un gruppo di cittadini.
La denuncia del CSU spiega: “In sostanza si chiedeva di parificare le condizioni di privilegio elettorale concesse a sud-tirolesi, sloveni e francofoni della Valle d’Aosta con la concessione anche alla Sardegna (e al Friuli) di collegi elettorali protetti e garantiti ai sardofoni al di là dei risultati elettorali, in virtù del fatto che anche la lingua sarda è riconosciuta come minoranza linguistica storica dalla legge statale 482/99. Invece, il tentativo si è rivelato una débâcle completa per il rifiuto delle tesi esposte e perché la posizione negativa della Consulta risulta per ora “tombale” per le aspirazioni del sardo”.
“In particolare, tedesco, sloveno e francese godono […] di un riconoscimento esplicito nei rispettivi Statuti Speciali che sono appunto, leggi di livello costituzionale. Il sardo non ha ancora nessuna tutela di questo livello giuridico, nonostante le segnalazioni e richieste che da anni vengono fatte dai responsabili del Coordinamentu a Consiglio Regionale e deputati e senatori sardi. Di particolare rilievo poi, l’argomentazione riferita dall’Avvocatura dello Stato per rafforzare le tesi discriminatorie sul sardo, e fatta propria dai supremi giudici, sul fatto che nell’atto di costituzione nel giudizio manca
La posizione di LIBE.R.U. sull’Unione Europea è nota, ma, al di là di quelle che possono essere le differenti posizioni soggettive rispetto alla partecipazione o meno alle elezioni europee, LIBE.R.U. considera una grave limitazione della rappresentatività democratica la decisione presa dalla Corte Costituzionale, che di fatto impedisce al popolo sardo di accedere a speciali collegi elettorali riservati alle minoranze linguistiche, come avviene invece per altre nazioni negate all’interno dello Stato italiano.
D’altra parte è anche vero che la Corte Costituzionale si è trovata “costretta” in qualche modo a prendere una simile decisione e quindi ad accogliere le tesi dell’Avvocatura dello Stato che ha approfittato, come appunto specificato, di due fattori ben precisi:
il primo riguarda il fatto che il sardo, a differenza delle altre lingue prese in questione, non gode di un riconoscimento esplicito nello Statuto autonomo della Sardegna.
Il secondo è che nello Statuto non è individuabile e manca una lingua sarda che sia standardizzata almeno nello scritto.
Risulta quindi evidente che l’Italia ha utilizzato dei motivi (purtroppo) validi per porre in essere una sua condotta discriminatoria: mancanza di tutela data da un riconoscimento esplicito e mancanza di standard unificato almeno nello scritto.
Tutto ciò causa, come detto, l’impossibilità per la Sardegna di avere un proprio seggio particolare alle elezioni europee, diversamente da Val d’Aosta, Trentino – Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, che si dimostrano capaci di tutelare rispettivamente francese, tedesco e sloveno.
Precisa ancora il CSU: “la competenza su tutta la materia delle minoranze linguistiche è dello Stato, salvo per le Regioni che hanno espresse norme nello Statuto. Le minoranze linguistiche sono tutelate tutte, ma a due velocità. C’è la prima categoria e la seconda, insomma. E il sardo, senza tutela nello Statuto e senza Limba Comuna ufficializzata come si deve, non ha chance”
Quasi settant’anni di autonomismo, entro cui c’è stata anche la parentesi a guida Psd’az, hanno prodotto una auto-discriminazione del sardo, un menefreghismo palese in termini di tutela, un supporto di fatto alla proliferazione di standard di scrittura che crea solo confusione e mancato utilizzo della lingua scritta.
Ciò che la Sardegna ne ottiene è non solo la lenta estinzione della propria lingua ma anche la negazione della possibilità di una propria rappresentatività democratica nell’Unione Europea.
La sola strada che ha il popolo sardo per riconquistare i suoi diritti fondamentali è quella di liberarsi di questa classe politica asservita, parassitaria e nemica sostituendola con una adatta a guidare un cammino di liberazione e riconquista della dignità nazionale.
Liberos Rispetados Uguales – LIBE.R.U.