La nuova presa in giro ai danni dei Sardi da parte dei militari si chiama “Caserme verdi”. Si tratta di un progetto di ottimizzazione delle spese del ministero della Difesa, camuffato da scelta ecologica e supporto ai cittadini.
Il progetto è stato spiegato ieri nella sua versione ufficiale (non nei contenuti reali) nel convegno organizzato dal comandate regionale, generale Francesco Olla, nel palazzo La Vallée di Cagliari, alla presenza del capo di stato maggiore dell’Esercito Salvatore Farina.
In realtà tutto ciò era già stato presentato a Roma a luglio dell’anno scorso, al Casd-centro alti studi difesa, alla presenza dell’allora ministra Trenta, governo Lega/M5S.
Lo studio presentato poneva l’accento sulle condizioni di numerose caserme, che si trovano in «uno stato di degrado generalizzato» fino a comportare «un serio rischio per l’incolumità del personale militare».
Il succo del discorso è che l’esercito deve liberarsi di un centinaio di caserme fatiscenti, alcune anche pericolose, che costerebbero parecchi milioni in manutenzioni e che sono oramai in disuso. La soluzione è semplice: restituirle alle comunità, scaricando su altri le spese per l’eventuale ristrutturazione.
Altri stabili, nello specifico 26, verranno invece ristrutturati dalla Difesa con grande attenzione per sistemi di risparmio energetico.
Ma anche in questi frangenti non si dimenticano mai di fare le giuste proporzioni: le caserme da ristrutturare sono in tutta Italia 26. La Sardegna ospita il 60% della presenza militare di tutto lo Stato italiano. Quante caserme verranno ristrutturate in Sardegna? Due, su ventisei.
A fare da contorno a questa ennesima presa in giro al popolo sardo, l’Università di Cagliari (sempre in prima fila quando si tratta di rendersi disponibile alle forze armate italiane), l’ordine degli ingegneri e quello degli architetti, tutti insieme appassionatamente per studiare come ristrutturare queste due caserme, dotarle di materiali all’avanguardia e pannelli solari per il risparmio energetico.
E per non dimenticare di mettere in campo le solite “operazioni simpatia”, i militari raccontano che negli spazi di questa caserme ci saranno anche asili e piscine, che (ma questo è ancora tutto da vedere) “potranno essere anche aperti ai cittadini”.
Peccato che i cittadini, che pagano tasse esorbitanti, avrebbero diritto ad avere asili e strutture sportive anche senza ricevere alcuna elemosina dai militari e senza doversi sentire grati di servizi che spetterebbero loro di diritto.
E magari se le spese destinate all’apparato militare non ammontassero alla cifra incredibile di 80 milioni di euro al giorno (si, al giorno) potremmo avere anche qualche asilo e qualche palestra in più.
In compenso, in tutta questa operazione propagandistica di rinnovo delle strutture spacciato per servizio ai cittadini, il generale Farina si premura di ricordare ai Sardi una cosa importante:
i grandi spazi destinati in Sardegna alle esercitazioni militari non verranno assolutamente ridimensionati.
Punto.