Questa cartina mostra in rosso i comuni che hanno visto diminuire la propria popolazione nel corso del 2018, in blu quelli che la hanno vista aumentare o restare stabile rispetto all’anno precedente. L’immagine descrive bene la situazione inquietante che la nostra isola sta vivendo. Migliaia di persone ogni anno, soprattutto giovani, abbandonano la Sardegna costretti ad emigrare alla ricerca di lavoro. Centinaia di persone continuano ad abbandonare i propri paesi per inurbarsi nei grossi centri che si vanno formando attorno a Cagliari e Olbia.
A questa situazione può affiancarsi la lettura di alcuni dati economici.
Le importazioni di prodotti dall’estero crescono del +21%, mentre le esportazioni crescono del +7%.
Ma il saldo della bilancia commerciale è pesantemente influenzato dal settore petrolifero, che l’anno scorso ha rappresentato l’83% del totale commercio estero sardo.
I dati della nostra economia hanno del paradossale:
la prima voce di esportazione della Sardegna è rappresentata dai raffinati dal petrolio.
La seconda quella dei prodotti chimici di base.
La terza quella di armi e munizioni.
Solo la quarta voce, quella dei prodotti lattiero caseari, è realmente legata alle vocazioni del nostro territorio e non paracadutata da economie aliene. E questa voce, mentre le prime tre sono in forte ascesa, crolla del -24%.
Questi dati economici e demografici ci mostrano una Sardegna sottoposta a un piano generale di organizzazione del nostro territorio che non è finalizzato al nostro benessere, ma ad interessi altrui.
La Sardegna si spopola e le persone si concentrano in due poli principali: uno con funzione amministrativa burocratica, l’altro con funzione economico finanziaria. Due poli artificiali e entrambi concepiti come funzionali a logiche straniere, slegate da una logica di sviluppo armonico e uniforme della Sardegna.
Le voci economiche ci dicono che importiamo quasi tutto ciò di cui abbiamo bisogno, mentre esportiamo prodotti che non hanno niente a che vedere con le nostre reali potenzialità naturali.
Importiamo ciò che la nostra terra potrebbe produrre, esportiamo ciò che non potrebbe produrre.
In questa logica paradossale la Sardegna si impoverisce, i potentati stranieri si arricchiscono.
L’evidenza di questi dati ci suggerisce che il persistere di questi fenomeni porterà alla lenta e progressiva scomparsa del popolo sardo.
Una situazione gravissima che richiama alla responsabilità tutti i figli liberi di Sardegna, uomini e donne, giovani e vecchi, affinchè si attivino per contrastare le logiche coloniali e invertire questa spirale genocida.
Liberu si rivolge a tutti i cittadini e le cittadine che non vogliono arrendersi a questo lento declino, affinchè contribuiscano col proprio impegno concreto alla salvaguardia del diritto all’esistenza, per costruire una nuova Sardegna, pensata in base ai nostri reali interessi, per poter dare ai nostri figli un futuro dignitoso e felice.
Liberu – Lìberos Rispetados Uguales
(fonte dati: Tableau Public )