Oggi 4 Settembre ricade l’anniversario dell’eccidio di Buggerru, in cui morirono e vennero feriti numerosi lavoratori sardi solo per il fatto di aver manifestato ed essersi ribellati per le condizioni disumane in cui erano costretti a lavorare all’interno delle miniere.
Fin dai primi mesi del 1904 il malcontento per le disumane condizioni di lavoro dei minatori, sottopagati, sottoposti a turni di lavoro massacranti ed a condizioni di lavoro degradanti. I continui incidenti sul lavoro portarono i lavoratori ad organizzarsi sindacalmente a cui seguirono numerose manifestazioni.
Il 7 maggio si verificò l’ennesimo incidente sul lavoro che costò la vita a quattro minatori.
Il 2 settembre la dirigenza delle miniere, comunicò, tramite una circolare, che a partire dal giorno successivo la pausa tra il turno di lavoro mattutino e quello pomeridiano veniva ridotta di un’ora.
La conseguenza immediata fu l’ennesimo sciopero dei minatori che presentarono le loro istanze alla società francese.
Il 4 settembre, 2000 minatori riuniti in sciopero di fronte alla sede della direzione generale della miniera si scontrarono con i militari dell’esercito che vennero chiamati dagli stessi titolari della miniera e inviati dalla prefettura. Durante le operazioni di casermaggio l’esercito venne accolto da una sassaiola a cui i militari risposero aprendo il fuoco sui manifestanti.
Felice Littera, 31 anni, e Salvatore Montixi, 37 anni, morirono sul colpo. Pittau Giustino morì poco dopo a causa delle ferite riportate. Decine di minatori furono feriti dai colpi della repressione.
Oltre un secolo dopo, ricordiamo i nostri lavoratori martiri uccisi dalle forze coloniali e sentiamo sempre forte il bisogno di ripensare una Sardegna in cui lo sviluppo sia compatibile con i diritti e la salute dei lavoratori, compatibile con l’ambiente e con le risorse naturali di cui dispone.
Una Sardegna che sia lontana dallo sfruttamento coloniale delle sue risorse e dei suoi lavoratori.