Chiariamoci subito: noi non abbiamo la verità in tasca e non pretendiamo di averla. Però abbiamo un’opinione e riteniamo giusto divulgarla, spiegarla, pur sapendo che ciò troverà consenso in alcuni e dissenso in altri. Ma nella vita, come diceva qualcuno, si deve prendere posizione, essere partigiani, non essere indifferenti, a maggior ragione nelle questioni che interessano l’intera società.
Innanzitutto precisiamo che nella nostra filosofia politica la società è al centro del nostro focus. Ciò non significa che l’individuo non ha importanza, ma indica che la libertà individuale è condizionata dalle ripercussioni sulla società. Nonostante i tempi caratterizzati da un’isteria individualistica, noi non possiamo pensare una libertà individuale che vada a scapito degli interessi collettivi, perché in una dinamica contraddittoria l’interesse della società viene prima di quello del singolo, la collettività prima dell’individualità, sebbene ogni tentativo debba essere fatto per riportare all’armonia i due estremi.
In una crisi pandemica, tanto inaspettata quanto sconvolgente, nessuno ha la capacità di analizzare in un attimo le mosse giuste da fare e le posizioni corrette da prendere, perciò a guidare il nostro orizzonte deve essere un sistema valoriale all’interno del quale troviamo la direzione da seguire, e per noi, che non siamo liberali ma socialisti, la difesa della società e della collettività è una priorità che sta al di sopra di tutto.
Per questo motivo quando l’anno scorso si diffuse il virus, sin da subito avevamo proposto la chiusura di porti e aeroporti al grosso flusso turistico: perché ritenevamo che la protezione dell’intero popolo sardo dovesse essere anteposta all’interesse degli operatori turistici. Non fummo ascoltati, e a fronte di una mediocre stagione turistica subimmo un anno di devastante crisi economica in tutti i settori e centinaia di morti.Per quegli stessi principi che ci ispirano, in seguito, abbiamo optato per sostenere la vaccinazione, specialmente per le persone fragili e i lavoratori che più stanno quotidianamente a contatto con un vasto pubblico, in supermercati, uffici e servizi di pubblica utilità.
Sappiamo che da più parti – più o meno autorevoli scientificamente – sono state proposte alternative al vaccino e abbiamo analizzato anche queste proposte. I numeri però hanno la testa dura, e al di là di proclami e ipotesi (quasi tutte rispettabili, ma non tutte efficaci) ciò che in questo momento si dimostra veramente efficace – ma sempre e solo se associato a comportamenti prudenti – è una vaccinazione di massa.
Nonostante la diffusione di una variante altamente contagiosa il crollo della mortalità da parte dei vaccinati, a cui fa fronte una mortalità composta quasi esclusivamente da non vaccinati, e una significativa differenza del ricorso all’ospedalizzazione fra le due categorie, sono dati di fatto che non è possibile ignorare.
Ciò non significa che i vaccini non hanno controindicazioni, che i vaccinati non possano contagiare, essere contagiati e/o morire: significa solo che oltre cinque miliardi di inoculazioni stanno dimostrando che i vaccinati sono molto più resistenti agli effetti del virus.
Questa resistenza fa prevedere che, se la vaccinazione è estesa a percentuali significative della società, il virus abbia poche possibilità di dilagare e di uccidere. Naturalmente condividiamo pienamente le proposte, sensate sia scientificamente che politicamente, di una campagna di vaccinazione globale e non a macchia di leopardo solo per i paesi occidentali: ricordiamo che le varianti sono nate tutte (inclusa la delta) prima del dicembre 2020, cioè prima dell’inizio delle prime vaccinazioni. Un dato molto importante che ci suggerisce che nei continenti e nei Paesi in cui non si vaccina a sufficienza si potrebbero formare nuove varianti che poi comunque interesserebbero tutto il pianeta.
Noi non siamo contro la libertà di cura, siamo favorevoli alla libertà di cura se una malattia non è trasmissibile. Ma un virus è contagioso, e perciò stesso ha una diffusione sociale e dunque non si può decidere individualmente come affrontarlo, visto che ciò espone gli altri a subirne le conseguenze. Infatti tutto ciò sta innescando una spirale diabolica fra chi non si vaccina e la gestione politica della sanità, a tutto detrimento dell’interesse collettivo.
Le persone che non si vaccinano – come detto comprese in un’ampia forbice di motivazioni – diventano le vittime privilegiate delle ospedalizzazioni e terapie intensive, occupandole fino a oltre il 90%. Ciò fa salire la percentuale di posti letto occupati spingendo i parametri di determinazione delle fasce di sicurezza a cambiare colore.
La politica regionale, interessata come evidente più al mantenimento del consenso sociale che alla reale protezione della società, anziché migliorare la condizione ospedaliera e aumentare i servizi, chiude reparti destinati ad altre malattie e li trasforma in reparti covid. Questo aumento della disponibilità dei posti letto, ovviamente, fa nuovamente scendere la percentuale dei posti letto occupati da pazienti covid, allontanando il rischio di cambio di fascia.
Perciò ci troviamo davanti ad una commistione devastante fra non vaccinati che finiscono in ospedale e Regione che davanti al continuo aumento di ospedalizzazioni fugge dal cambio di fascia con ogni trucco immaginabile anche a costo di chiudere altri reparti.
A tutto ciò segue una gravissima carenza di cure per malattie anche molto gravi, con pazienti che vengono sostanzialmente abbandonati a sé stessi e condotti a un peggioramento delle condizioni o alla morte. Di riflesso questa situazione porta enormi profitti alle aziende private, che vedono moltiplicarsi i loro guadagni con l’arrivo di tutti i pazienti in grado di pagare di tasca un servizio che la Regione gli ha sottratto. Il resto dei pazienti, cioè quelli che non possono permettersi una cura dai privati, vanno incontro alla morte.
Come è evidente ha un effetto deleterio sull’intera società sia il rifiuto del vaccino sia l’opera “compensatrice” di una Regione gestita da una classe politica spregiudicata e in perenne campagna elettorale, che bada solo al risultato propagandistico seppur falsato e alla soluzione tampone anche se peggiora solo le cose.
In questa situazione drammatica e caotica il governo italiano cala dall’alto la peggiore delle soluzioni possibili: il green pass. Uno strumento che è come tutta la burocrazia italiana: contraddittorio, poco utile e scrupoloso a targhe alterne.Non serve ad arginare il virus, non obbliga a vaccinarsi, non è coerente nelle linee guida delle inclusioni e delle esclusioni. Semplicemente è un sotterfugio per spingere quante più persone possibile a vaccinarsi per cercare di raggiungere l’immunità di gregge ed evitare di arrivare a decretare l’obbligo vaccinale, che sarebbe immediatamente tacciato come dittatura, fascismo, colpo di stato e chi più ne ha più ne metta.
Tutto ciò è direttamente figlio di un processo di cattiva gestione di un fenomeno epidemico.L’Italia ha iniziato il suo rapporto con la pandemia scoprendo che non aveva un piano di gestione dell’epidemia, improvvisando e creando tanta confusione. In tempi di massima diffusione dell’attenzione mediatica, anziché a una comunicazione prudente e soppesata da parte delle autorità sanitarie, abbiamo assistito all’assalto di virologi che affollavano i salotti televisivi e che con affermazioni contraddittorie e mutevoli contribuivano a destabilizzare e terrorizzare la gente.
Nel panico generale, tra prove e tentativi, con chiusure forsennate e riaperture disgraziate, in Italia si sono alternati due governi che hanno portato anche all’eliminazione di quella linea di differenziazione politica fra destra e sinistra fra alcuni schieramenti, raccogliendo sotto lo stesso ombrello ex comunisti, democristiani, neofascisti, pacifisti e militari. Il tutto per garantire, morto su morto, la maggiore capacità di azione alla grande borghesia e all’alta finanza nella sfida ai mercati durante le peggiori condizioni di crescita dal dopoguerra ad oggi.
In tutto ciò la costituzione italiana è stata usata come pretesto per fare tutto e il contrario di tutto. Fra le varie cose è stata anche occasione per proibire come “incostituzionale” ogni tentativo di condizionamento del flusso di persone verso la Sardegna (a parte la proverbiale astrusità di Solinas che parlava di “certificati sanitari” senza indicarne mai uno preciso), mentre ora vediamo che la stessa costituzione non proibisce più come incostituzionale la richiesta di green pass per ripartire dalla Sardegna verso l’Italia. Anche i costituzionalisti si sono messi al passo con la contraddittorietà e la mutevolezza della politica.
Questa situazione disastrosa ha creato migliaia di morti, un tracollo economico delle piccole e medie aziende e una crisi profonda in tutta la società.E’ assolutamente inutile che si continui a incentrare le misure sanitarie su un documento come il green pass che, sebbene attesti l’avvenuta vaccinazione, non offre di per sé alcuna garanzia di protezione né per chi lo possiede né per chi non lo possiede, creando solo tanta confusione.
Noi pensiamo che, stante la situazione attuale e con le armi attualmente rese disponibili dalla scienza, imperfette ma già vagliate e sperimentate con efficacia su miliardi di esseri umani, il Governo italiano dovrebbe prendersi la responsabilità politica di stabilire una campagna di vaccinazione obbligatoria.
Tutto ciò renderebbe automaticamente superfluo il green pass e ogni macchinoso condizionamento ad esso legato, condurrebbe in tempi ragionevoli al blocco della diffusione perlomeno della variante attuale (sperando che sia l’ultima) e permetterebbe a tutti di riprendere lentamente la vita “normale”.
Certamente permetterebbe a tutte le forze politiche attive e a tutta la collettività di abbandonare il grande dibattito sulle soluzioni più o meno scientifiche nella lotta al virus e riprendere a fondo i tanti argomenti che da più parte sono stati un po’ accantonati come il lavoro, la battaglia per una sanità pubblica, una scuola di qualità, il diritto alla casa, trasporti efficienti, difesa ambientale ecc.
Tutti argomenti di dibattito che è bene riportare sul tavolo delle priorità e su cui né il governo italiano né la giunta regionale paiono avere fretta di ritornare: una vaccinazione a tappeto è ciò che serve per chiudere definitivamente questa dura pagina e riportare con forza sul tavolo quelle priorità.
Liberu – Lìberos Rispetados Uguales