Sarebbe bello se le ultime notizie sulla gestione dell’emergenza Covid fossero solo un pesce d’aprile. Invece purtroppo pare che sia proprio tutto vero, e che a farne le spese siano come al solito pazienti, personale e contribuenti sardi.
Infatti dopo giorni di misteri e di notizie non confermate, è finalmente comprovato che l’assegnazione dei reparti Covid alle aziende private da parte della Regione rappresenta un servizio con una spesa ulteriore rispetto alla valanga di milioni che ricevono normalmente. Basti ricordare che oltre ad essere sempre in vigore l’accordo che prevede 60 milioni e mezzo annui destinati al solo Mater Olbia, giusto il 12 gennaio scorso questa giunta ha stanziato 99 milioni di euro per otto cliniche private, aumentando ulteriormente il finanziamento rispetto all’anno precedente. In quell’occasione Andrea Pirastu, presidente regionale dell’Associazione case di cura (private), si disse moderatamente soddisfatto dell’aumento delle tariffe ma contestò che “Da noi sono bloccate da troppo tempo”.
Ebbene pare che con l’epidemia la Giunta Solinas corra nuovamente in soccorso delle povere aziende private, che si vedono assegnare i reparti Covid profumatamente pagati. La tariffa per ogni posto letto è infatti stabilita tra i 250 e i 900 euro al giorno, con aumenti che vanno dal 22 al 30%, forniti dalle casse regionali. A queste spese vanno aggiunti i farmaci, totalmente a carico del servizio sanitario regionale. Inoltre la Regione rimborserà a questi ospedali privati anche il 100% delle spese per le analisi dei tamponi effettuati nei tre laboratori autorizzati.
Queste tariffe sono state proposte dalle strutture private e immediatamente accettate dall’Ats. L’assessore alla Sanità Nieddu ha dichiarato che a causa dell’emergenza era “impossibile procedere a un’istruttoria” e quindi “si è ritenuto di considerare eccezionalmente valide le stime proposte dall’operatore privato”.
Nessuno sa invece perché la Giunta abbia preferito coprire d’oro le strutture private per attrezzarle, poi finanziarle, poi ripagarle per l’emergenza, poi accettare senza batter ciglio un ulteriore aumento dei costi ed anche pagare medicinali e tamponi, invece di approntare i reparti Covid nelle strutture pubbliche. Magari proprio in quegli ospedali che da tempo si sta facendo tutto il possibile per chiudere e per cui sono scesi in piazza decine di migliaia di cittadini. Se il pubblico finanzia il privato, gli fornisce tutti i mezzi, ma poi per usufruire dei servizi da essi derivati ripaga per giunta con un prezzo maggiorato, sarebbe quantomeno sensato che tutti questi mezzi restassero al pubblico, potenziando le strutture e risparmiando parecchi finanziamenti. Ma evidentemente la Giunta ha ben altri orientamenti, se è vero come è vero che nelle stesse ore in cui si copre d’oro la sanità privata, in quella pubblica gli operatori sono costretti a condurre questa battaglia con pochi mezzi, poco personale, enormi rischi causati dalla carenza anche delle più elementari e poco costose misure di sicurezza.
E’ giusto di ieri la notizia del sit in di protesta a Badu ‘e Carros dei medici degli istituti penitenziari, che in piena emergenza Covid e con tutti i pericoli conseguenti al costante sovraffollamento carcerario, si vedono tagliare 1200 euro dallo stipendio da parte dell’Ats, sebbene abbiano un contratto autonomo.
Insomma, mentre negli ospedali della Sardegna medici e infermieri combattono disperatamente giorno e notte per combattere l’epidemia e salvare la vita alle persone, mentre dappertutto si cerca di produrre artigianalmente anche le mascherine che le istituzioni non possiedono, la politica dell’assessore Nieddu pare proprio essere quella di tagliare dal pubblico per finanziare profumatamente il privato.
Una specie di Robin Hood al contrario, che toglie ai poveri per dare ai ricchi.
Che sia quello l’omino che porta sempre sul bavero della giacca?
Liberu – Lìberos Rispetados Uguales