8 Marzo, Liberazione Nazionale e Liberazione Femminile
Liberu ha come obiettivo la costituzione di una Repubblica sarda fondata sull’uguaglianza e la libertà, e la liberazione della donna dal rapporto sociale di subordinazione all’uomo sarà, in questo processo politico, uno dei punti cardine della nostra lotta di liberazione nazionale.
Convinti del fatto che in un Paese progredito non possano esistere generi subalterni, riteniamo necessario dover intraprendere una battaglia che restituisca alla donna un ruolo dignitoso e paritario nella società, e per fare questo è necessario che la donna goda degli stessi diritti di cui godono gli uomini.
Subiamo i condizionamenti culturali e sociali di uno Stato straniero che impone al nostro popolo un sistema economico spietato fondato sulla disuguaglianza e sulla sopraffazione. Un modello liberista che vende l’immagine della donna in copertina, che relega la donna quasi esclusivamente a ruolo di mamma e moglie al servizio della famiglia, rapporto che spesso, soprattutto nelle classi sociali più povere ma non solo, si traduce in soggezione economica e asservimento.
Riteniamo che la violenza fisica o psicologica perpetrata nei confronti delle donne, in famiglia, sul posto di lavoro e nella società, sia dovuta ad uno squilibrio di poteri tra uomo e donna e alla cultura maschilista dominante, che si manifesta con l’uomo al comando e la donna a casa, con la cultura machista della prevaricazione dell’uomo sulla donna.
La famiglia tradizionale ha avuto una funzione determinante nello stabilire il ruolo assegnato alla donna, perché spesso questo non si traduce in un rapporto di condivisione ma di subordinazione e di dipendenza. Nella famiglia che noi vogliamo non ci sono né servi né padroni ma persone libere che condividono una vita insieme in un progetto comune.
Liberu intende affrontare la questione femminile mettendo in discussione la nostra società e le nostre consuetudini, individuando le contraddizioni e le cause della discriminazione di genere e i comportamenti sociali che la consolidano. È necessario mettere in atto una rivoluzione culturale che preveda l’abbattimento di ruoli precostituiti, una nuova educazione sociale, familiare ed istituzionale. Questo cambiamento dovrà investire tutta la società e crediamo che per raggiungere questo obiettivo serva il contributo di tutte le forze politiche progressiste e sociali in campo. Serve la diffusione di una nuova cultura sociale, fatta di educazione all’uguaglianza e di educazione al rispetto, che parta dall’infanzia attraverso la scuola e la famiglia, dalle istituzioni e dall’uso appropriato dei messaggi trasmessi dai mezzi di informazione.
Crediamo che le istituzioni debbano dare veramente a tutte le cittadine e ai cittadini di tutte le classi sociali pari opportunità di poter lavorare, di poter studiare, di poter fare politica, di poter coltivare i propri interessi o di poter fare sport, attività che spesso vengono negate alle donne soprattutto delle classi meno abbienti, a causa dell’enorme carico di responsabilità familiari che gravano su di loro, dall’educazione dei figli, all’organizzazione domestica, al mantenimento gratuito di persone anziane e per il fatto di non possedere un reddito proprio di cui poter disporre.
Vogliamo che siano le istituzioni a doversi far carico dell’assistenza all’infanzia così come dell’assistenza a malati e anziani, con l’ausilio di strutture pubbliche gratuite che possano garantire a tutte le donne la libertà di poter lavorare. Le donne devono poter raggiungere l’indipendenza economica per poter essere libere dal rapporto di subordinazione e di dipendenza che le lega all’uomo e che le rende più deboli anche sul piano contrattuale.
Per quanto la lotta per la liberazione della donna sul piano politico e legislativo abbia ottenuto dei risultati, per quanto oggi le donne siano più presenti sul mondo del lavoro e nella politica, la reazione continua incessantemente il suo lavoro di regressione dei diritti acquisiti. Lo smantellamento dei diritti è arrivato al punto di dover costringere una donna, come accaduto recentemente in Italia, a rivolgersi a 23 diversi ospedali prima di poter vedere garantito il diritto all’interruzione di gravidanza, a causa della crescita imponente di personale ospedaliero obiettore di coscienza. Questo rappresenta un problema ancora maggiore quando una donna si trova in condizioni economiche sfavorevoli.
Rivendichiamo insieme il diritto di decidere sulla nostra vita, il diritto al lavoro, il diritto ad uscire o a viaggiare da sole senza che questo venga considerato una “pericolosa provocazione”, perché sarà la società che si dovrà adeguare, non noi.
Riprenderci quello che ci è stato negato è un dovere.
Per queste ragioni Liberu aderisce alla giornata di sciopero internazionale indetto per l’8 marzo, parteciperà alla manifestazione di Cagliari e invita tutto il mondo indipendentista a partecipare convintamente, facendo proprie le istanze della liberazione della donna come presupposto imprescindibile della liberazione nazionale e sociale del nostro popolo.
Appuntamento a Cagliari in viale Buoncammino, 8 marzo – ore 9:30
Libe.r.u. – Liberas Rispetadas Uguales